La vida della contessa di Dia riporta: “La comtessa de Dia si fo moiller d'En Guilem de Peitieus, bella domna e bona. et enamoret se d'En Rambaut d'Aurenga, e fez de lui mantas bonas cansos.” (La Contessa di Dia era la moglie di Guglielmo di Poitiers, una signora bella e buona. E si innamorò di Raimbaud d'Orange, e scrisse molte belle canzoni in suo onore).
Purtroppo in base a queste informazioni non è possibile stabilire con certezza l’identità di questa poetessa, infatti esistono diversi Guglielmo di Poitiers e Raimbaud d'Orange. L’ipotesi più accreditata la indica come Beatrice di Dia moglie di Guglielmo II di Poitiers (tra il 1163 ed il 1189) mentre un’altra ipotesi la indica come Isoarda, moglie di Raimon d'Agout e figlia di un conte di Dia (tra il 1184 ed il 1214).
Non è pervenuto purtroppo il suo nome sebbene si possa ipotizzare che fosse Beatrice la quale visse tra la Provenza e la Lombardia nella seconda metà del 1100.
Sono state tradite solo poche canzoni in cui la contessa con un linguaggio privo di pregiudizi canta un amore che non fu né coniugale né finalizzato al matrimonio ma ricco di desiderio fremente per Raimbaut d'Aurenga.
L’unico canto delle Trobairitz di cui si è conservata la parte musicale appartiene alla Contessa di Dia ed è intitolato “A chantar m’er de so qu’eu no volria”, che contiene alcuni dei versi più belli della lingua provenzale densi di pathos, che possono sgorgare soltanto dal cuore di una donna ferita nell’amore.
Non è pervenuto purtroppo il suo nome sebbene si possa ipotizzare che fosse Beatrice la quale visse tra la Provenza e la Lombardia nella seconda metà del 1100.
Sono state tradite solo poche canzoni in cui la contessa con un linguaggio privo di pregiudizi canta un amore che non fu né coniugale né finalizzato al matrimonio ma ricco di desiderio fremente per Raimbaut d'Aurenga.
L’unico canto delle Trobairitz di cui si è conservata la parte musicale appartiene alla Contessa di Dia ed è intitolato “A chantar m’er de so qu’eu no volria”, che contiene alcuni dei versi più belli della lingua provenzale densi di pathos, che possono sgorgare soltanto dal cuore di una donna ferita nell’amore.
DEVO CANTARE DI CIO' CHE NON VORREI
Devo cantare di ciò che non vorrei,
tanto mi amareggia colui di cui sono l'amore,
poichè l'amo più di ogni altra cosa;
con lui grazia e cortesia non mi giovano,
nè la mia bellezza, merito o intelletto,
perchè sono ingrata, tradita
quanto sarebbe giusto se fossi colpevole.
Amico, confortami in questo: non ti ho mai ingannato
con alcun mio comportamento;
invece ti amo più di quanto Seguis amasse Valensa,
e mi piace averti vinto in amore,
amico mio, poichè tu sei il migliore.
A me tu mostri arroganza di parole e atteggiamenti,
e sei ben disposto verso chiunque altro.
Mi stupisce che ti volga orgogliosamente
Verso di me, amico; per questo motivo di dolermi:
non è bello che un altro amore ti porti via da me,
comunque possa rivolgersi a te o accoglierti;
e ricorda com'era all'inizio
del nostro amore... Dio non voglia
che la separazione sia per causa mia!
Il grande merito della tua persona,
e il ricco premio che tu hai, mi inquietano:
dato che non c'è donna, lontana o vicina,
che se volessi non soggiogheresti;
ma tu, amico mio, hai bastante giudizio
per sapere chi è la più fedele.
E ricorda la nostra intesa.
La mia dignità e la mia nobiltà parleranno per me,
e la mia bellezza, ed ancor più il mio cuore fedele,
e dunque ti mando, laddove sei,
questa canzone, che sarà il mio messaggero;
e voglio sapere, amico mio bello e gentile,
perchè sei così duro ed estraneo con me:
non so se sia orgoglio o persino disprezzo.
Ma voglio anche che tu gli dica, messaggero,
che molti molto perdono per troppo orgoglio.
In questa canzone le parole della poetessa fremono per l’incertezza la paura di essere abbandonata dall’amato che si mostra arrogante e duro con lei sola e così lo redarguisce ricordando che “molti perdono per troppo orgoglio”.
DI GIOIA E GIOVENTU' M'APPAGO
Di gioia e gioventù m'appago,
e gioia e gioventù m'appagano
ché il mio amico è il più gaio,
per cui sono graziosa e gaia;
e poiché sono con lui sincera,
ben pretendo che sia con me sincero,
che mai d'amarlo non m'astengo
né ho cuore di astenermene.
Molto mi piace, dacchè so che è il più valoroso
colui che più desidero mi possieda,
e prego Dio che attragga felicità
su colui che per primo lo trasse a me;
e non creda a nessuno di coloro che lo biasimano
salvo a chi ammonisce,
che si riceve a misura
di ciò che si è fatto.
Una dama che miri al buon pregio
ben deve porre il suo intento
su un prode cavaliere valoroso
dacchè conosce il suo valore;
e osi amarlo apertamente;
di una dama che ama senza nascondersi
i prodi e i valorosi
non diranno che bene.
Io ho scelto un uomo prode e cortese,
il cui pregio migliora e aumenta,
generoso, retto e assennato
in cui è giudizio e saggezza.
Lo prego di credermi,
e nessuno possa fargli credere
ch'io abbia mai commesso verso lui un torto;
e non trovo in lui alcun difetto.
Amico, il vostro valore
conoscono i prodi e i valenti,
per cui io vi supplico di darmi,
se vi aggrada, la vostra protezione.
In questa canzone la Contessa esprime la sua gioia per l'amore del suo cavaliere che, essendo prode e cortese, fa aumentare anche il prestigio della sua amata.
IO VIVO IN DOLOROSO STATO
Io vivo in doloroso stato
Per un cavaliere c'ho avuto,
e voglio sia ben saputo
ch'oltre ogni misura l'ho amato.
Vedo ora d'essere tradita,
Ché non gli ho donato il mio amore,
ond'è che mi trovo in errore
dì e notte, nel letto e vestita.
Ben vorrei una sera avere
tra le braccia nude l'amato,
che certo ei sarebbe beato felice
solo ch'io gli facessi da cuscino,
perch'è lui che mi piace più di quanto
non sia piaciuto Florio e Biancofiore:
io gli dono il mio cuore e il mio amore,
il mio senno, i miei occhi e la mia vita.
Bell'amico, gentile e valoroso,
quando vi avrò in mio potere?
Solo una sera insieme a voi giacere
Per farvi dono d'un bacio d'amore!
Sappiate che avrei gran desiderio
Di possedervi in luogo di marito,
a condizione che mi promettiate
di fare solamente ciò che dico.
In questa canzone la Contessa afferma il suo amore a gran voce e senza pregiudizi dichiara di volere il suo amato.
1 commento:
Sembra di scorrere le tre fasi principali di una storia amorosa vissuta con gli occhi di una donna: l'ascesa, la cima e la discesa, anzi, la precipitazione. In un momento di luminoso zenit siamo avvolte da un'aura primaverile nella quale la nostra fanciulla poetessa è gaia, quieta e giuliva nel pieno della vita e della beatitudine (cara Beatriz), e un istante dopo ecco i primi tormenti, sempre più gravosi, come fardelli sul cuore, nell'incertezza del futuro e nelle turbinose gelosie... e poi l'ignoranza d'uno sguardo, d'un gesto, d'un saluto e, nella memoria dell'amato, la caduta nel disprezzo, laddove non nell'oblio - e non v'è cosa peggiore.
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