Dalla seconda metà del Trecento la stregoneria, prima tollerata, venne definita un crimine, al culmine di un processo di sistemazione giuridica della materia della magia demoniaca. L’avversione della Chiesa alle pratiche magiche crebbe soprattutto nel Quattrocento, quando fu più chiaramente orientata verso le donne, dando luogo al fenomeno della “caccia alle streghe”, una tragedia che ne portò un gran numero al rogo.
Viene comunemente chiamata magia l’insieme di pratiche che una società, in genere si vive soprattutto di agricoltura, mette in atto per dominare il tempo atmosferico o per prevederlo, per ottenere la fertilità della terra e promuovere o limitare quella delle persone. Si tratta di riti che vengono tenuti segreti perché prevedono anche pratiche negative: quelle erotiche, quando vogliamo coartare la volontà individuale, “far innamorare”, o incidere sulla fertilità o infertilità, oppure l’infanticidio per limitare le bocche nei momenti di difficoltà, oppure il “furto magico”delle messi da un campo all’altro o il malocchio gettato sulle bestie del proprio vicino.
Durante la lenta conversione al cristianesimo, i vecchi riti campestri che l’Europa mediterranea aveva ereditato dalle divinità dei greci e dei romani e quella settentrionale dagli dèi dei celti e dei romani, avevano continuato a vivere, ancora fino all’XI, XII, XIII secolo. In area germanica, in particolare verso est, la diffusione del culto del nuovo Dio era stata condotta in gran parte con le armi e comunque accettata dai popoli soltanto perché così volevano i loro conquistatori o il loro re: ma, quando i soldati se ne andavano, che cosa poteva fare il prete missionario per mantenere la cristianizzazione imposta con le armi? Poteva soltanto predicare dando un senso cristiano al culto dei vecchi dèi che non riusciva a cancellare dalla memoria della gente. Senza negare la loro esistenza, semplicemente spiegava che erano demoni.
Nominate già nei testi altomedievali, le streghe affermavano di volare cavalcando demoni trasformati in animali e Agostino (354-430) raccontava che usavano per questo degli unguenti. C’è chi pensa che questi unguenti fossero composti con sostanze allucinogene e forse non a caso, secoli più tardi, un inquisitore spagnolo avrebbe raccontato che l’unguento faceva cadere le donne in un sonno profondo, una trance che le rendeva insensibili a tutto; ma la trance potrebbe essere anche introdotta da un fenomeno d’autoipnosi del quale l’ungersi era il gesto simbolico.
Ma perché solo le donne? È difficile rispondere a questa domanda, difficile spiegare l’ondata di misoginia che iniziò allora a manifestarsi dal momento in cui l'’Inquisizione affermò la linea dell’intolleranza, quando molte donne, sottoposte a interrogatori sempre più stringenti, finirono per confessare pratiche demoniache, forse per sfuggire, almeno per qualche istante, alla pressione della tortura fisica e psicologica, oppure perché la loro semplicità le rendeva inermi di fronte alla cultura e alla forza dell’inquisitore. Vero è che molta parte della magia popolare era sempre stata praticata da donne, nelle mani delle quali si trovavano i segreti della natalità – fertilità, contraccezione, aborto – e alle quali dunque erano affidati molti segreti della comunità e anche una parte importante della pratiche magiche di una società tradizionale nella quale il rapporto fra nati e morti doveva sempre rimanere in equilibrio perché ci fosse cibo per tutti. Erboriste, ostetriche, pediatre prima di tutto. E poi, certo, anche streghe.
Le tre date più importanti dell’avvio alla caccia alle streghe sono il 1348, quando alcune donne che vivevano isolate , spesso erboriste, ostetriche o guaritrici, furono accusate di stregoneria dalla gente e linciate, divenendo uno dei capri espiatori della peste; il 1484, quando il papa, allarmato dalla notizia di fatti stregoneschi avvenuti in Germania, intervenne contro certe donne che erano state accusate di abiura della fede, di rapporti sessuali con il diavolo e di danni a persone, animalo e ai frutti della terra; il 1487, quando due inquisitori scrissero il Malleus maleficarum (Martello delle streghe), un trattato che stabiliva per la prima volta che la stregoneria era solo femminile, che le streghe non erano visionarie, come aveva scritto Agostino, ma avevano davvero rapporti col diavolo, e che non avevano mai figli perché praticavano la contraccezione o l’aborto. Anche il volo notturno e il sabba, si disse, non erano sogni o allucinazioni, ma avevano luogo veramente.
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