1 ott 2007

COMPIUTA DONZELLA

Compiuta[1] Donzella è lo pseudonimo di una poetessa fiorentina vissuta nel XIII secolo il cui nome rimane ancora un enigma storico. Si tratta, forse, della prima poetessa a scrivere versi in volgare italiano infatti ci sono pervenuti tre sonetti influenzati in parte dal gusto trobadorico e che risentono anche di un’ ispirazione petrarchesca.
Le sue eccellenti doti artistiche erano riconosciute ed esaltate al suo tempo come dimostrano gli espliciti riferimenti di Guittone d’Arezzo che nella quinta epistola scrive:


"Soprapiacente donna, di tutto compiuto savere, di pregio coronata, degna mia Donna Compiuta, Guitton, vero devotissimo fedel vostro, de quanto el vale e po’, umilmente se medesmo raccomanda voi";

mentre in un sonetto anonimo si allude alla fama di Compiuta come autrice di poesie, "...che di trobare avete dominanza"....

Delle sue opere sono state tradite solo tre sonetti in cui esprime dolore e sofferenza per le nozze, non volute, organizzate dal padre:


A LA STAGION CHE 'L MONDO FOGLIA E FIORA

A la stagion che 'l mondo foglia e fiora
acresce gioia a tutti fin'amanti,
e vanno insieme a li giardini alora
che gli auscelletti fanno dolzi canti;

la franca gente tutta s'inamora,
e di servir ciascun tragges'inanti,
ed ogni damigella in gioia dimora;
e me, n'abondan marrimenti e pianti.

Ca lo mio padre m'ha messa 'n errore,
e tenemi sovente in forte doglia:
donar mi vole a mia forza segnore,

ed io di ciò non ho disìo né voglia,
e 'n gran tormento vivo a tutte l'ore;
però non mi ralegra fior né foglia.




LASCIAR VORRIA LO MONDO E DIO SERVIRE

Lasciar vorria lo mondo e Deo servire
e dipartirmi d'ogne vanitate,
però che vegio crescere e salire
matezza e villania e falsitate,

ed ancor senno e cortesia morire
e lo fin pregio e tutta bontade:
ond'io marito non voria né sire,
né stare al mondo, per mia volontate.

Membrandomi c'ogn'om di mal s'adorna,
di cischedun son forte disdegnosa,
e verso Dio la mia persona torna

Lo padre mio mi fa stare pensosa,
ca di servire a Cristo mi distorna:
non saccio a cui mi vol dar per isposa.



ORNATO DI GRAN PREGIO E DI VALENZA

Ornato di gran pregio e di valenza
e risplendente di loda adornata,
forte mi pregio piú, poi v'è in plagenza
d'avermi in vostro core rimembrata

ed invitate a mia poca possenza
per acontarvi, s'eo sono insegnata,
come voi dite, c'agio gran sapienza,
ma certo non ne sono amantata.

Amantata non son como voria
di gran vertute né di placimento;
ma, qual ch'i' sia, agio buono volere

di servire con buona cortesia
a ciascun ch'ama sanza fallimento:
ché d'Amor sono e vogliolo ubidire.




[1] Compiuta era un nome usuale nella Firenze del XIII secolo.

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