1 ott 2007

LA RAPPRESENTAZIONE DELLA DONNA NELL'ARTE

La figura femminile è sempre stata oggetto di rappresentazione nelle arti figurative, ricoprendo di volta in volta una veste simbolica diversa. Il modo di rappresentarla e il ruolo simbolico da essa svolto sono cambiati nel corso dei secoli, di pari passo con l’evoluzione delle tecniche artistiche e degli stili, con il variare del gusto estetico e, elemento non meno importante, con il diverso modo di concepire il ruolo della donna nella società.
Fin dagli albori della civiltà la figura femminile, quindi, è stata protagonista della storia umana: gli archeologi hanno rinvenuto numerose sculture di divinità femminili, attribuite all'organizzazione delle tribù di stampo patriarcale, dell'era paleolitica.
Presso molte antiche civiltà la donna era il perno della società, era depositaria del principio della vita, della fecondità e, come tale veniva rappresentata.La statuetta in basso, raffigurante una dea madre presso alcune civiltà anatoliche (e risalente al primo calcolitico) è certamente un chiaro esempio di quanto appena detto. La tecnica esecutiva non è certo ancora giunta a perfezione: la figura si presenta molto tozza e quasi abbozzata, ma è evidente la simbologia che riveste. Questa sorta di Magna Mater ante litteram, “morbidamente” seduta, non è altro che personificazione di fecondità, abbondanza, fertilità.






La mitologia greca, invece, conferisce alla donna-dea una dimensione irraggiungibile: pensiamo, per esempio, alle composte rappresentazioni statuarie, risalenti al V secolo A. C.
Mentre la mitologia romana la rende più "umana" e meno potente rispetto alle divinità maschili, ma non per questo il culto della Magna Mater prima, e di Cerere e Cibele poi, assume meno importanza...
Facendo un bel salto dall’epoca romana al Medioevo, possiamo notare come sia diverso il modo di rappresentare la donna. E’ nota la concezione teocentrica tipica di questo periodo; essa investe ogni ambito di vita e quindi anche l’arte, che è espressione di quest’ultima. L’arte medievale presenta quasi sempre soggetti sacri. Soggetto sacro per eccellenza sono le madonne che si presentano composte, dolci ed eleganti, come nel caso di Simone Martini (figura in basso a sinistra); o ricche di umanità e di tratti quasi umani quelle di Giotto (figura in basso a destra)). Allora, come possiamo definire donne viste dagli artisti di quest’epoca?Streghe o angeli?Indubbiamente angeli, all’unisono con i poeti e i letterati del periodo.

Anche nel corso dei secoli successivi al Trecento di Giotto e di Simone Martini, appena citati, la rappresentazione della figura femminile si articola attraverso soggetti prevalentemente sacri, sebbene a fianco di essi possiamo annoverare soggetti di argomento mitologico (dall’avvento dell’Umanesimo in poi, molti artisti dipingono o scolpiscono soggetti di questo genere: tra loro, per esempio, ricordiamo Sandro Botticelli; Raffaello, Michelangelo; Tiziano; Bernini; Canova ecc.) e sempre più spesso anche soggetti tratti dalla vita reale.
In particolare in pittura, dal Seicento in poi, è Caravaggio ad introdurre protagoniste/i della vita reale nei suoi dipinti: famosissima è la sua “Morte della Vergine” ( figura sottostante) la cui protagonista è raffigurata riversa sul letto di morte, in una posa che certo non si addiceva al tema trattato e che all’epoca suscitò scandalo, perché il pittore aveva dipinto la vergine a piedi nudi. Si diceva addirittura che avesse utilizzato come “modella“ il cadavere di una donna annegata (un particolare, quest’ultimo, che si desume dai piedi e dallo stomaco gonfi della giovane donna), introducendo così l’umile realtà di tutti i giorni in pittura.





In realtà, si può affermare che la figura femminile , nonostante i diversi stili e il diverso gusto estetico, sia stata sempre rappresentata con fattezze angeliche e delicate. Proprio per questo motivo, alla domanda “Donne nel Medioevo: streghe o angeli?” non possiamo che rispondere “Angeli”!
A dire il vero, paradossalmente, e in modo particolare in pittura, la donna viene rappresentata come “strega” soltanto tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, quando molti artisti esprimono la loro inquietudine e il loro disagio nei confronti della donna che viene vista come femme fatale, colei che divora e sottomette totalmente l’uomo, e come tale la rappresentano sulla tela.
Ecco (figura al centro) come Edward Munch, nel 1894-95, raffigurava in modo del tutto nuovo e personale la “Madonna”, comunicando la propria sofferenza e il proprio terrore.



La stessa sofferenza e lo stesso terrore possiamo trovarli in molti altri artisti. Sarebbe impossibile elencarli tutti e proprio per questo motivo è necessario fare una piccola selezione, che tuttavia sarà sufficiente, a mio avviso, a rendere chiaro quanto sostenuto!
Potremmo cominciare con “La sposa nel vento” (1914) di Oscar Kokoschka.



Continuare con “L’irosa” (1910), di Egon Schiele (figura in alto al centro)
per finire con la “Giuditta 1”(1901)
di Gustav Klimt (figura in basso al centro)


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