1 ott 2007

La donna "stilnovistica"



Il “Dolce Stil Novo” non è una “scuola”, ma un insieme di esperienze diverse e tuttavia convergenti, che mettono capo a una nuova poesia d'amore, che taglia i legami con lo sperimentalismo della lirica cortese municipale.
Come viene cantata la donna? A differenza della “signora” delle corti e dei castelli provenzali, la donna dello “stil novo” appare improvvisamente in qualche angolo della città. Il rapporto amoroso è fatto di fuggevoli incontri ed emozioni che si collocano in un contesto urbano. Questi incontri-apparizioni producono effetti sconvolgenti sul poeta, che vede arrestarsi tutte le sue facoltà fisiche e psichiche.


Gli effetti dell'amore vengono considerati come conseguenza del movimento di sostanze incorporee. Queste entità aeree, dotate di una loro autonomia e chiamate spiriti, si spostano e si modificano influendo sulle facoltà dell'anima individuale, e sono altresì in grado di cambiare sede, allontanandosi dall'individuo a cui appartengono e seguendo, per proprio conto, l'immagine della donna di cui egli è innamorato. Rivelazione improvvisa, la donna “stilnovistica” non viene quasi mai raggiunta.
La donna non è più descritta fisicamente e diventa eterea e spirituale: la donna è una sintesi degli ideali che il poeta vuole raggiungere, assume le virtù dell'angelo e come tale trasmette influssi spirituali all'uomo, ma deve esserci un cuore capace di riceverli.
Il sonetto di Guido Guinizzelli, che riportiamo di seguito, mostra alcuni temi tipici della lirica stilnovistica.



Lo vostro bel saluto e 'l gentil sguardo
che fate quando v'encontro, m'ancide:
Amor m'assale e già non ha reguardo
s'elli face peccato over merzede,
ché per mezzo lo cor me lanciò un dardo
ched oltre 'n parte lo taglia e divide;
parlar non posso, ché 'n pene io ardo
sì come quelli che sua morte vede.
Per li occhi passa come fa lo trono,
che fer' per la finestra de la torre
e ciò che dentro trova spezza e fende:
remagno como statua d'ottono,
ove vita né spirto non ricorre,
se non che la figura d'omo rende.


Lo sguardo della donna diventa veicolo di amore: il saluto e lo sguardo (le uniche forme di contatto tra la donna e il poeta) sono veicolo di saette d'amore che non possono che trafiggere il cuore del poeta. Egli non è più in sé, le forze lo abbandonano ed è condannato all'immobilità, come una statua in cui non c'è spirito vitale.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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